domenica 5 agosto 2012

Alle porte dell'oriente


Sulle carte geografiche si legge Volgograd, la città sul Volga. Ma l'aria che si respira sui larghi boulevard che si allungano rettilinei a perdita d'occhio, rimane sempre quella di Stalingrado, la città simbolo della resistenza ad oltranza alle truppe naziste. Stelle rosse, enormi statue di Lenin, monumenti ai combattenti dell'Armata Rossa, bassorilievi raffiguranti eroici soldati armati di granate e mitraglie sorgono ad ogni angolo della città. Il tutto in uno stile che qualcuno ha definito "barocco sovietico" e che, non di rado, sconfina nel kitch. L'apoteosi si trova in cima alla collina appena fuori la città, con l'immensa statua raffigurante la Vittoria e la "fiamma eterna" custodita da sodati che marciano al passo dell'oca. In una ambientazione del genere, noi della Gengis Khar non potevamo perdere l'occasione di inscenare una bella rappresentazione dei Mattacchioni Volanti. Stavolta, a fare da santone levitatore attaccato al bastone c'è andato Angelo che, come c'era da aspettarsi, si è divertito un mondo. "Fantastico! Mi sembrava di volare sopra una nuvoletta con tutta la gente che mi guardava stupita. Il difficile era solo non mettersi a ridere". Lo spettacolo si è svolto proprio al centro di Volgograd, davanti all'imbarcadero sul Volga. Il lungofiume non era frequentatissimo ma i fortunati che passavano da quelle parti si sono dimostrati un pubblico meraviglioso e alla fine nella cassettina a forma di Gengis Khar abbiamo trovato più di 700 rubli. Non male per una mezz'ora di spettacolo, eh?

Il ricavato questa volta è stato investito in benzina e nel primo pomeriggio ci siamo rimessi in marcia per Astrakan, la città dove oriente ed occidente si mescolano e che i carovanieri che percorrevano l'antica via della Seta consideravano la porta dell'est. Percorriamo più di quattrocento e trenta chilometri di steppa. Oramai i grandi campi di girasole sono solo un lontano ricordo. Attorno a noi solo un mare di erba bassa e gialla percorso da cavalli bradi, greggi di pecore e mandrie di mucche. La carreggiata d'asfalto tiene solo a tratti e improvvisamente cede in avvallamenti e buche. Le ruote anteriori della Gengis non vanno bene per niente. Domani dovremo pensare a qualcosa. Ma intanto, verso sera, riusciamo ad arrivare ad Astrakan. La steppa ha ceduto il passo a quell'acquitrino che è il delta del Volga. Siamo ad un passo dal mar Caspio, ci viene da pensare. Lo vedremo domani. Dopo che avremo varcato la frontiera col Kazakistan.


Piccola nota al margine. Siccome oramai la wi fi ce l'hanno solo i grand hotel (che noi non frequentiamo per una questione di immagine) per accedere alle rete e al blog ci tocca fare così: avvicinarci all'entrata principale dell'albergo con la Gengis, craccare la pass, postare in fretta, quindi sgommare via prima che i guardiani ci prendano a sassate. Che si deve fare...











4 commenti:

  1. Angelo sei in tutti noi (io ti invidio anche un pochino!!)

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  2. Leggervi è un piacevole appuntamento fisso serale. Un po' come essere con voi.
    Grande Angelo volante! Grandi tutti!

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  3. angelo nn ti conosco ma 6 meglio degli altri hi hi hi ric leggi la posta grazia 6 unica ma bottazzo non lo mettete mai sul crespolo a mo di loreto hi hi hi nn dire cose brutte l ho gia detto avanti io vi seguo a ruota besos x 5

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  4. ciao ragazzi e oph ragazza, che dire Angelo sei grande...a quando il mio fratellino? non vedo l'ora.. baci a tutti Cri e co.

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