Il team Gengis Khar alla terza edizione del Silk Road Race. Novemila chilometri da Milano a Dushanbe, dall'Italia al Tajikistan attraverso i monti Carpazi, i deserti del Kazakistan, la steppa russa, il mare interno di Aral, città entrate nel mito come Volgograd - Stalingrado, Odessa e Samarcanda.
martedì 14 agosto 2012
Speranze di Visa
Ancora a Tashkent. Ancora in attesa del visto per poter entrare nel Tajikistan e chiudere il rally a Dushanbe, dove ci attendono gli amici del Cesvi ai quali dobbiamo donare la nostra Gengis Khar. Dopo le "due settimane di tempo" che ci sono state preventivate ieri e che ai nostri scopi equivalgono ad un "nyet", questa mattina si sono accese le luci della speranza. Il Cesvi ci ha inviato una lettera ufficiale (scritta in tajiko per cui non ci abbiamo capito una sola parola) con la quale venivamo invitati ufficialmente nel Paese. Ci siamo quindi ripresentati all'ambasciata - chi l'ha dura la vince - assieme alle quattro ragazza del Bugs Team arrivate ieri in città e che hanno lo stesso nostro problema. La lettera non è stata comunque sufficiente ad aprirci le porte del Tajikistan. Non è una frontiera facile questa, e lo sapevamo. Tra l'Uzbekistan e il Tajikistan è in atto una forte contesa per il possesso di Samarcanda, attualmente dentro i confini uzbeki ma abitata da una maggioranza di lingua tajika. Un altro punto a nostro sfavore è che i focolai di guerra a sud del Tajikistan si stanno ravvivando. Nella zona del Pamir, le scaramucce tra l'esercito regolare e i narcotrafficanti si sono trasformati in una vera e propria guerra. L'ambasciata tedesca in Tajikistan si sta incaricando di rimpatriare tutti gli europei che si trovano nel Pamir e nessuno vede di buon occhio l'ingresso di altri occidentali nel Paese.
Impossibile raggiungere Dushanbe quindi? Non è detto. Incassato con sportività l'ennesimo diniego ci siamo recati all'ambasciata italiana dove siamo stati accolti con molta disponibilità. C'è da dire che non vedono molti compatrioti da queste parti! Fatto sta che, in via eccezionale, il console ha accettato di protocollare al suo collega tajijko un richiesta ufficiale perché ci venga concesso un visto d'urgenza. Domani quindi, alla stessa ora di ieri, di oggi (e pure di domani e dopodomani, se sarà necessario) saremo ancora davanti all'ambasciata del Tajikistan a chiedere il nostro regolare permesso d'ingresso. Dopotutto, come ci hanno spiegato gli amici del Cesvi che ci attendono a Dushanbe, in queste faccende burocratiche dove la discrezionalità regna sovrana, l'unica cosa da fare e rompere le scatole sino a che non ottieni il tuo risultato. E a rompere le scatole, ve lo assicuro, è la cosa che a noi riesce meglio!
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ancora fermiiiiiiiiiiiiii non disperate a 5 come voi le porte del mondo si apriranno sempre anche xche due di voi hanno una faccia tosta ma tosta oltre che bella anche il porro in uganda senza visto viaggiava xcio auguri vi aspetto di la besos hasta la victoria siempre
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